lunedì 3 agosto 2015

2 Ori alla Coupe de la Jeunesse

Se dominare in uno sport non è mai facile, dominare in uno sport come il canottaggio, fatto di fatiche lunghissime in allenamento per un tutto o nulla di soli sei minuti in una intera stagione, è una vera impresa. E il cussino Michele Frasca è un uomo da impresa, con il peso della sua elezione a capitano della squadra azzurra, alla vigilia di una Coppa Europea, che non pesa sulle spalle, quanto non pesa il doppio oro conquistato lo scorso anno, che fa parte del passato. Frasca, assieme a Mattero Sandrelli, Nicholas Kohl, Luca Corazza e Federico Zorzan scendono in acqua a Szeged, in Ungheria, con lo scettro dei favoriti ma con ancora tutto da dimostrare. C’è una Coupe del Jeunesse da vincere, ci sono i colossi Gran Bretagna e Francia da battere, ed altri equipaggi semisconosciuti come gli ungheresi padroni di casa. Prima di dominare in Europa l’imperativo è dominare sè stessi, non aggredire se non è il momento e controllare il quattro con timoniere, una barca pesante, ruvida, che può piantarsi nell’acqua da un momento all’altro. L’avvio sornione della barca azzurra nella finale di sabato è una manovra da esperti, i quattro azzurri hanno aspettato il loro momento scandito dall’urlo del timoniere Zorzan a metà gara per spezzare il ritmo imposto da Gran Bretagna e Francia. La gara è iniziata ai 1000 metri, quando la prua italiana ha deciso di fare sul serio, staccando inglesi e francesi, e si è involata verso il traguardo dei 2000 metri in una gara senza storia. Esplosione di gioia per Frasca e compagni, che hanno trainato il resto degli azzurri verso un bottino di medaglie incoraggiante e la definitiva vittoria in classifica generale, ma con un occhio al replay della gara del giorno dopo, una rivincita che non va presa con incoscienza. La concentrazione dei giovani Under 18 alla partenza della finale di domenica è da veterani, non c’è tensione, traspare solo una decisa consapevolezza. Sembra impossibile ma, 24 ore dopo una medaglia d’oro europea, la barca è ancora migliore, senza sbavature, con una licenza di osare figlia della sicurezza di essere i migliori. Pronti, via, e la gara è già finita, con l’Italia davanti e il resto d’Europa a raccogliere le altre medaglie in una tonnara di colpi di remo, risoltasi ancora a favore dei britannici con i francesi al terzo posto. Il Cus Ferrara si gode il suo campione, non cresciuto in casa ma adottato dallo staff estense per portarlo verso l’azzurro, con un occhio al suo vero figlio, Giovanni Balboni, cresciuto in casa, e a Riccardo Peretti, anche lui in prestito per il 2015, che sono volati in Brasile con la spedizione azzurra Under 18 per guadagnarsi un mondiale. L’ora della verità scatterà venerdì mattina, ora di Rio de Janeiro, quando l’otto di Balboni e Peretti sarà impegnato nelle qualifiche, per provare ad imitare Frasca in campo mondiale, un’altra impresa per uomini che vogliono dimostrare di saper dominare una barca per primeggiare in campo mondiale.    


Davide Ghidoni