mercoledì 10 settembre 2014

Intervista a Pierre Calderoni

<<Quando dai il cento per cento in allenamento, e alla gara più importante dell’anno ti rendi conto che non avresti potuto fare di meglio, non si può che essere soddisfatti>>.  E’ riassunto in poche parole il pensiero di Pierre Calderoni, appena atterrato dalla spedizione in azzurro ad Amsterdam dopo i campionati del mondo di Pararowing. E’ tornato subito al Cus Ferrara, per insegnare a remare i giovanissimi del Campus Game e raccontare le sue esperienze. Larghi sorrisi, nessun rammarico, un sesto posto che potrebbe non appagare a pieno dopo un anno di sacrifici, eppure lo spirito dell’atleta ferrarese è sempre lo stesso, quella voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno che lo ha portato a pochi passi dal podio iridato.
Tanti mesi di allenamenti tra Ferrara, per ritrovare la forma dopo un anno di stop, e Sabaudia, per crescere come equipaggio. Quale era l’umore alla vigilia del mondiale?
<<Il morale era alto e sapevamo di aver dato il massimo fino alla partenza per l’Olanda. Alle qualificazioni avevamo già visto un paio di outsider in gran forma, ma io e la mia compagna di barca Florinda Trombetta abbiamo deciso di non pensare agli avversari e di fare la nostra gara, senza risparmiarci e senza controllare>>
Il giorno della finale, il vostro obiettivo era ancora il podio.
 <<Con i tecnici azzurri abbiamo visto i tempi delle qualifiche, e abbiamo deciso di attaccare da subito per provare a osare un ritmo alto, un ultima carta in mano per giocarsela con Germania e Brasile. Ucraina e Australia, a meno di errori clamorosi comunque possibili per via del vento, sapevamo ci sarebbero stati davanti>>
Al via della finale la Francia ha tirato fuori dal cilindro la gara della vita. 
<<In tre minuti e mezzo di gara devi imprimere sui remi tutto il lavoro di un anno. Noi lo abbiamo fatto, siamo partiti forte, abbiamo rilanciato l’azione a metà gara, ma la Francia ha remato alla grande, si è piazzata sul podio e noi, Germania e Brasile eravamo tutti lì a pochi decimi da una medaglia. Siamo arrivati sesti, ma bisogna ammettere candidamente che i tre equipaggi arrivati a medaglia erano più forti di noi>>
Al ritorno in Italia qual è stato il tuo primo pensiero?
<<Arrivato a Ferrara mi sono sentito sereno, perché dell’ultimo anno non cambierei nulla di quanto è successo. In genere si vuole staccare per un po’, ma io ho ancora tanta voglia di remare e il mio anno di pausa dopo Londra 2012 mi ha ricaricato. Sono sceso in barca, ho ricominciato ad allenarmi a Ferrara con il mio compagno in azzurro Luca Lunghi e con il resto del gruppo agonistico del Cus. Io e Luca vogliamo andare in Brasile, e dobbiamo farci trovare ancora pronti tra due anni per trovare un carrello su una barca che porta a Rio 2016>>.

Davide Ghidoni