Una vecchia pubblicità
recitava che una telefonata ti cambia la vita, ed è quello che è
successo a Luca Lunghi che, dopo oltre vent’anni dedicati al
canottaggio prima come atleta e poi come consigliere del Cus Ferrara,
sta per coronare il sogno di una vita. Il sogno si chiama Rio 2016, e
ormai è tutto pronto per prendere un volo transoceanico e
partecipare alle Paralimpiadi. Dopo una carriera giovanile fatta di
vittorie e soddisfazioni, una Laurea in Ingegneria con una tesi sui
materiali in uso negli scafi a remi, e la decisione di smettere con
il canottaggio per dedicarsi al lavoro, quattro anni fa arriva una
telefonata, quella che mette in pausa la tua vita e ti dà ancora una
possibilità.
Cosa ha fatto
riaccendere la passione? << All’indomani di Londra 2012, il
direttore tecnico della nazionale paralimpica Dario Naccari mi ha
chiamato per chiedermi, senza giri di parole, di entrare nel progetto
Rio de Janeiro. Ci conoscevamo da tempo, ma mai avrei creduto potesse
farmi questa proposta dopo tanti anni lontano dai remi. Non mi ha
garantito il posto, ma con due parole ha fatto leva sulla mia voglia
di competizione, che sapeva avevo dentro e che non si spegne
facilmente>>.
In questi quattro anni
hai dovuto faticare per riuscire a ritagliarti uno spazio. <<Ero
chiaramente fuori forma per il canottaggio, anche se praticavo il
triathlon. Ho ricominciato ad allenarmi come facevo da ragazzo, ma
ovviamente i risultati non sono stati immediati. Nel 2013 ai mondiali
ho fatto la riserva, così come nel 2014, ma sentivo che il corpo
rispondeva sempre meglio e che ce l’avrei fatta. Nel 2015 ho
faticato al limite fisico ma ho guadagnato un posto sul quattro con
LTA MIX, l’equipaggio ha fatto il suo dovere ai mondiali in Francia
e abbiamo qualificato la barca per Rio de Janeiro. Ma l’ultimo anno
è stato il più massacrante>>.
Non dev’essere stato
facile dividersi tra lavoro e allenamenti. <<Ho casa a Ferrara,
ho lavorato per mesi a Torino e i raduni erano al centro FIC per il
pararowing a Roma. I sacrifici sono stati fisici ma anche mentali, e
mi sento di ringraziare la società per cui lavoro, Lyondelbasell,
per avermi dato la possibilità di inseguire questo sogno fino alla
sua realizzazione. Praticamente nei mesi di luglio e agosto mi sono
dedicato solo al canottaggio, ma hanno compreso il mio entusiasmo e
mi hanno sempre supportato>>.
Alla fine Rio è realtà.
<<Nel canottaggio si qualifica la barca e non l’equipaggio,
quindi ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere prima di sapere la
formazione ufficiale. Nell’ultimo periodo la barca ha avuto qualche
problema nella sua parte femminile (l’equipaggio è composto da due
uomini e due donne), ma mi sento di dire che io e per il mio compagno
Tommaso Schettino ci sentiamo titolarissimi. Sto continuando a
spingere sull’acceleratore, non mollerò fino a quando non sarò in
acqua in Brasile>>.
Cosa
è cambiato in te da quella telefonata? <<Il mondo del
pararowing, che prima di quella telefonata praticamente non
conoscevo, mi ha insegnato tanto, ma la prima cosa che ho capito è
il vero significato della parola “condivisione”. Non si vince da
soli, e ogni risultato deve lasciare un ricordo tangibile al
prossimo. Così in questi quattro anni di sacrifici mi sono dedicato
alla sensibilizzazione sul tema dei diversabili e, dopo numerosi
tentativi falliti, quest’ anno la sede nuova sul fiume per il Cus
Ferrara Canottaggio sarà una realtà senza barriere architettoniche
con la possibilità di aprire le porte dello sport del remo anche ai
non normodotati. Spero che Lyondellbasell, che mi ha aiutato tanto in
questi anni, possa fare l’ultimo sforzo con una collaborazione
assieme al Cus Ferrara per la realizzazione di un progetto vincente
per il mondo paralimpico, così come lo sforzo congiunto di Cus
Ferrara e dell’amministrazione comunale permetterà di avere una
nuova sede ai canottieri ferraresi>>.
Davide Ghidoni