Nessuno ora parli di
sconfitta, ma di grande prestazione al cospetto di equipaggi che hanno scritto
una pagina di giovane storia del canottaggio paralimpico. A Londra 2012
l’Italia ha fatto, come era promesso, la gara della vita, ma bisogna avere la
serenità di dire che Gran Bretagna e Germania, illustri outsider, sono spuntati
dal nulla e si sono presi con forza i primi due gradini del podio con pieno
merito. Il quattro con timoniere di Pierre Calderoni, Mahila di Battista,
Andrea Marcaccini, Florinda Trombetta e del timoniere Alessandro Franzetti si è
presentato in partenza oggi, ore 12:50, sul bacino di Eton Dorney, con la
consapevolezza di aver vinto un ripescaggio difficile con autorità, ma di avere
contro, nella finalissima, avversari imprevedibilmente imbattibili. Al via gli
azzurri hanno tenuto il ritmo che, sulla scia di Ucraina e Cina, li avrebbe
potuti portare all’unica medaglia disponibile, un abbordabile bronzo con i
padroni di casa e i tedeschi scattati a prendere le prime due posizioni. A metà
gara tutto era ancora da decidere, la prua azzurra ha beccheggiato in terza
posizione fino agli ultimi 250
metri , quando i nostri alfieri hanno pagato la dura
prova del giorno precedente per qualificarsi all’ultimo atto e hanno ceduto
agli ucraini e ai cinesi, ma dominando gli Stati Uniti già battuti nelle
eliminatorie. Al traguardo il risultato finale è un quinto posto, che per come
è maturato non è per nulla amaro, è una parentesi nella vita remiera del
cussino in un’estate di sogni e speranze che hanno catapultato l’ancora
minorenne Pierre in una dimensione surreale dove tutto è nuovo e meraviglioso.
Le prime parole al ritorno a terra fugano ogni dubbio sullo stato d’animo del
cussino: “L’emozione è grandissima, il
risultato lo consideriamo il punto di partenza per le prossime gare. Siamo
giovani, l’età media della barca è 23 anni ed abbiamo ancora grande voglia di
essere protagonisti in questo sport”. Sotto gli occhi del suo allenatore
Gabriele Braghiroli, volato a Londra per sostenere il suo atleta di club,
l’estense ha regalato al suo coach e a tutti i suoi sostenitori qualcosa di cui
essere orgogliosi come la partecipazione ad una Paralimpiade. Questo evento
entra di diritto nella storia del Cus Ferrara, una storia lunga oltre 60 anni
dove Pierre può inserire ancora tasselli importanti. L’emblema della nuova
linea giovane del Cus comincia a dare i suoi frutti, e la nuova bandiera del
remo nostrano diventa emblema di un movimento che non conosce età, sesso,
disabilità, e dove sognare è il primo comandamento per realizzare imprese
sempre più grandi. A guardare il giovane Pierre dopo la gara, soddisfatto e
sereno, la speranza di rivederlo tra quattro anni a Rio de Janeiro è quasi una
certezza.
Davide
Ghidoni