martedì 28 agosto 2012

Si accende la Fiamma Paraolimpica!

Il conto alla rovescia è terminato, come sono terminati gli infiniti mesi di sogni e di speranze, celati agli occhi di tutti dietro la sua calma che pareva olimpica ancora prima di immaginare questo giorno. Pierre Calderoni è a Londra, pronto per domani alle 22 italiane, ora dell’accensione del braciere durante la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici più imponenti mai organizzati, con 4200 atleti provenienti da 165 nazioni, e di sicuro i più mediatici per l’Italia, con cinque canali satellitari dedicati 24 ore su 24 all’evento.
La storia delle Paralimpiadi nacque proprio a Londra nel 1948, dove i numeri erano molto inferiori e a partecipare furono soprattutto i reduci del secondo conflitto mondiale. Sessantaquattro anni dopo l’evento torna a Londra, in un’atmosfera che pare, se possibile, ancora più sentita delle Olimpiadi dei normodotati (quasi due milioni e mezzo di biglietti venduti e tutto esaurito registrato in ogni struttura della capitale britannica). In questi numeri e nel fascino che si rivive solo ogni quattro anni negli angoli più distanti del mondo, il ferrarese vivrà quel sogno che nella sua mente sarà passato chissà quante volte, con mille gare virtuali dal risultato non sempre vittorioso.
Il primo sogno realizzato sarà alloggiare nel Villaggio Olimpico di Royal Holloway, a Engham Hill, a un’ora dal centro di Londra ma molto più prossimo al campo di gara di Eton, sede delle regate dedicate a canoa e canottaggio. Arrivati a Eton non ci sarà più tempo per recriminare, ne’ il tempo per tatticismi, ci saranno solo due gare da fare, le più importanti della carriera di un vogatore, e Pierre dovrà fare esplodere in acqua nove anni di vita dedicata ai remi, che per un diciassettenne significa oltre metà dell’esistenza. Il quattro con di Calderoni, Mahila di Battista, Andrea Marcaccini, Florinda Trombetta e del timoniere Alessandro Franzetti scalpita, e vorrebbe essere già proiettato in acqua la mattina di venerdì, quando saranno in programma le batterie. Vincerle vorrebbe dire riposarsi un giorno in più e qualificarsi per la finale di domenica senza i ripescaggi di sabato. Non ci nasconde più, l’obiettivo è la medaglia, qualsiasi sia il metallo sarà una vittoria, altrimenti si finirà nella pagina meno letta degli almanacchi e si ripartirà per provare a vincere a Rio de Janeiro tra quattro anni. Il tempo non mancherà ai cinque azzurri, tutti sotto i trent’anni e con l’estense ad abbassare la media come più giovane della spedizione: ma nessuno vuole pensare al 2016, è a Eton la gara della vita. Sarà la gara anche di coach Gabriele Braghiroli, che ha sempre sostenuto a Ferrara il suo Pierre nell’ultimo anno e che volerà nei prossimi giorni a Londra, e di Paolo Dinardo, che da dt del Cus nel 2010 per primo illuminò la strada e spinse l’allora suo atleta a cimentarsi nella categoria Adaptive. Il resto della squadra cussina farà il tifo da casa, per poi organizzare una grande festa, perché festa sarà indipendentemente dal risultato, nella sede nautica di via Darsena, dove tutto è cominciato per Pierre, nuova bandiera estense dopo Alberto Azzi negli anni ’90 e Michele Savriè nello scorso decennio.
 
Davide Ghidoni